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Avatar di Raniero Della Peruta

Buongiorno Jacopo, da alcuni anni leggo "Coraggio, è lunedì" e trovo sempre spunti interessanti. Questa volta ancor di più per via della citazione di Sartre, "L'inferno sono gli altri". Infatti recentemente ho messo in scena la pièce teatrale in cui il protagonista (che interpretavo) pronuncia questa frase folgorante. Spesso la frase viene interpretata nel senso che le altre persone ci torturano e sono i nostri aguzzini. In realtà l'autore suggerisce l'idea che siamo noi stessi a dare troppa importanza a ciò che gli altri pensano di noi, e l'esempio dell'artista coreana è molto calzante. Ci torturiamo da soli. Questa idea è penetrata in profondità in noi attori della compagnia. Sempre più mi trovo a pensare a questo concetto, e lo vedo in me e negli altri continuamente. Nonostante stia aumentando in me la consapevolezza di questa eccessiva importanza che diamo all'idea che gli altri hanno di noi, è difficile evitare di farlo! Forse perché siamo animali sociali, e ciò che gli altri pensano di noi è importante (evolutivamente?). Pirandello ci ha aperto gli occhi sul fatto che non conosciamo mai davvero l'idea che gli altri hanno di noi. E oltretutto, ognuno ha un'idea diversa. Ci sentiamo obbligati a essere come gli altri ci vogliono, ma non siamo neanche sicuri di cosa vogliano! E' abbastanza paradossale. Infine, mi pare ci sia dentro me un "altro me" che pretende che io sia in un certo modo, che io raggiunga certi obiettivi. Anche i nostri diversi livelli di coscienza non ci lasciano in pace! Penso che dovremmo ripeterci più spesso che le persone che ci amano davvero non pretendono niente e non si aspettano nient'altro che quello che siamo, che è il motivo per cui ci amano. E se impariamo ad amare noi stessi, forse faremo lo stesso col nostro povero "io".

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